Storia del Palazzo di Giustizia

Il monumento alle Cinque Giornate

Al termine del borgo di porta Vittoria (nell'attuale piazza delle Cinque Giornate), dove un tempo si apriva nei bastioni spagnoli una semplice e disadorna porta, rifatta dal Piermarini nel 1780, sorse, sul finire del secolo XIX, un obelisco a ricordo degli avvenimenti del 1848. Esso divenne uno degli esempi più caratteristici del gusto artistico milanese di fine Ottocento. In seguito ad un concorso pubblico bandito nel 1881, fu prescelto per il monumento il bozzetto di Giuseppe Grandi, maestro dell'impressionismo lombardo e della scapigliatura milanese. Il lavoro di scultura durò ben tredici anni, durante i quali l'artista si dedicò attivamente e di persona alla sua composizione, assistendo alla fusione dei bronzi, procurandosi un piccolo serraglio di animali vivi - galli, oche, tacchini, un'aquila reale, un leone africano acquistato ad Anversa e detto Bolco - da riprodurre nelle sue statue. E inoltre si servì di famose modelle - Maria Torrani, Giovannina Porro, Luigina Pratti, Innocentina Rossi, Tacita Chiodini - per eseguire le figure allegoriche, modellate rigorosamente, che alla base del monumento - uno zoccolo in granito di Svezia - simboleggiano le fasi delle Cinque Giornate. Ma Giuseppe Grandi nel 1894 morì, prima di vedere inaugurata la sua opera, peraltro perfettamente terminata nella parte a lui spettante. L'inaugurazione ebbe luogo il 18 marzo 1895, con la solenne traslazione dei caduti delle Cinque Giornate - sepolti nel marzo 1848 presso l'ospedale maggiore - nella cripta che sottostava al monumento.

Corte di Appello