Storia del Palazzo di Giustizia

Il borgo di porta Tosa e il Verziere

Fu agli inizi del Novecento che, in seguito all'abbattimento di alcune vecchie case all'angolo del vicolo della Curva con il ponte, vennero in luce i resti di mura e le basi di un torrione, proprio della antica pusterla di porta Tosa.

Il bordo di porta Tosa si staccò da porta Orientale nella seconda metà del XIX secolo e venne da allora considerato un rione vero e proprio, con precisi confini. Dall'angolo di via S. Clemente includeva il Verziere, si estendeva lungo via Corridoni e terminava ai bastioni; verso porta Romana era limitato lungo la piazza S. Stefano, il Laghetto, via Andreani, via S. Barnaba.
A quei tempi porta Tosa era reputata un quartiere popolare, la cui vita commerciale ruotava intorno al Verziere e la cui vita religiosa si accentrava intorno a due chiese di antica data, S. Stefano e S. Bernardino alle Ossa, ambedue particolarmente frequentate dai più devoti cittadini milanesi.
Luoghi di attrazione devozionale erano anche i conventi di S. Pietro in Gessate e di S. Prassede. Soltanto due i palazzi degni di nota, quello dei principi Trivulzio - detto poi Pio Albergo Trivulzio -, oggi scomparso e quello dei Sormani Andreani, oggi sede della biblioteca comunale.

La zona che si estendeva tra porta Tosa e porta Monforte era considerata uno dei luoghi più caratteristici di Milano, ricca di alberi, di ortaglie e di campi e, sullo sfondo, anche di boschi.
Appena superato il Verziere, si incontravano, infatti, subito orti e prati e lungo il canale, che dal ponte del Naviglio arriva ai bastioni, baracche e casupole di lavandaie, mentre alcuni mulini completavano il quadro.
L'aspetto del borgo si era a poco a poco mutato dal secolo XVI in poi, con un lento elevarsi di costruzioni che sorgevano tra il verde, di pregevoli chiese e, intorno ad esse, di gruppi di case che andavano formando i borghi della Stella, di S. Pietro in Gessate, della Fontana, di porta Tosa.
Dopo il 1860, il quartiere di porta Tosa, trasformatosi in pochi decenni in seguito a importanti opere edilizie e stradali, si estese oltre i bastioni, occupando anche la campagna retrostante.

Lasciato l'angolo di via S. Clemente, il Verziere è la prima piazza che viene incontro, sede per secoli del mercato ortofrutticolo (da cui derivò l'appellativo) che venne lì trasportato sul finire del Settecento per ordine del conte Carlo Firmian, ministro plenipotenziario di Maria Teresa d'Austria, trasferendolo, dalle spalle del Duomo, appunto al brolo di S. Stefano.
Negli ultimi cinquanta anni la zona è stata completamente trasformata, ma, ancora per tutto l'Ottocento, la piazza fu unica sede del mercato di frutta, verdura, carne, pesce e selvaggina, derrate che venivano offerte su bancarelle, in negozi e negozietti caratteristici.
Al Verziere, punto obbligato di incontri, di traffici e anche di persone, soleva recarsi il poeta milanese Carlo Porta per ascoltare la piacevole cadenza del dialetto dalla bocca dei verzeratt; e proprio qui egli incontrò la Ninetta, una delle protagonista popolane dei suoi versi, ricchi di incantevoli ritratti di personaggi della plebe, del clero e dell'ultima decadente aristocrazia.

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