Concorso pubblico per il nuovo Palazzo di Giustizia
In attesa dello sgombero il Comune, per guadagnare tempo, nell'aprile 1929 bandì un concorso pubblico per il progetto del
Palazzo di Giustizia, che - diceva il bando - avrebbe dovuto essere ispirato ad un'idea "semplice e severa e dovrà
rispondere allo scopo cui il palazzo è destinato ed essere degno della città di Milano". Il risultato del concorso bandito
dal podestà Giuseppe de Capitani d'Arzago diede, però, soltanto un risultato interlocutorio, anche perché l'area non
mostrava una forma geometrica adatta al fine prepostosi. Degli undici progetti presentati, infatti, tre vennero ravvisati
degni di un premio, ma nessuno di essi offriva i requisiti occorrenti per essere messo in opera. Il podestà Marcello
Visconti di Modrone - successo nel frattempo al de Capitani - si trovò così nella necessità di prendere una decisione
impegnativa, ma soprattutto urgente, dato che il problema andava irrimediabilmente aggravandosi e occorreva una soluzione
conveniente.
Le strade che si presentavano da percorrere potevano essere tre: bandire un nuovo concorso, chiamare i tre prescelti nel
precedente ad un esame di secondo grado, affidare ad un architetto di fiducia l'incarico di predisporre il progetto. Le
prime due offrivano i vantaggi, ma anche le incognite, dei concorsi pubblici, compresa quella di andare a vuoto una
seconda volta; per cui il podestà, ormai pressato dall'urgenza, adottò la decisione - per lui la più pesante di
responsabilità, ma anche la più celere e la più infallibile - di affidare il mandato di predisporre un progetto per il
Palazzo di Giustizia di Milano, da collocarsi in corso di porta Vittoria, all'architetto Marcello Piacentini, con atto del
3 ottobre 1931. Nel frattempo venivano affrettati i lavori della caserma di Baggio - dove ai primi del 1932 prese
residenza il reggimento di artiglieria - e venivano sollecitate le pratiche per lo sgombero dell'area di porta Vittoria.
Infine, si faceva approvare un nuovo piano regolatore della zona di corso di porta Vittoria, dato che, oltre alla caserma,
era necessario espropriare anche alcuni terreni e case ad essa adiacenti. Espletate tali incombenze con procedura
d'urgenza, il 5 febbraio 1932 il podestà, i due vice podestà, e l'architetto Piacentini furono in grado di presentare al
Capo dello Stato il progetto definitivo per il Palazzo di Giustizia, progetto subito approvato, essendo risultato
"grandioso e razionale ad un tempo, degno quindi della Giustizia e di Milano". Esso veniva, infatti, ad imporsi nella
pianta della città come il Castello e l'Ospedale Maggiore.